Il diario segreto - Racconto

«E così ti chiami Dante, Dante Antichi. Nome particolare. I tuoi dovevano essere degli ammiratori del Dante poeta.»

«Esattamente, da loro ho ereditato questa grande passione, ma soprattutto l’amore per la scrittura. Per questo sto facendo questa breve vacanza. Da un po’ ho perso l’ispirazione e speravo che viaggiando mi venisse in mente qualche idea. Comunque, grazie Paolo per la cena, tutto squisito. Ma non potevo aspettarmi altro da un ristorante che si trova qui, a Colle Alto, in una piazza dedicata a Donna Sapia!»

«Ti ringrazio. Sai, ultimamente i turisti scarseggiano, eppure noi qui, a Colle di Val d’Elsa, famosa per il suo cristallo e per la sua storia, non abbiamo niente da invidiare ai borghi qui vicino. Soltanto che il paese viene poco valorizzato. Anche la storia di Sapia, tu la conosci perché hai letto la Divina Commedia, ma sarebbe carino se in tanti venissero qui e ci chiedessero di saperne di più sulla sua storia, non credi?»

«Certo. Se anche Dante tempi le ha dedicato un intero canto ci sarà un motivo. Che poi ti rendi conto che mai nessuno ha scoperto chi l’ha uccisa e perché lei odiasse così tanto suo ai nipote Provenzano Salvani? Ti immagini se io e te riuscissimo a scoprire la verità dopo 700 anni? Ci potrei scrivere un libro.»

«Certo, dopo 700 anni arriviamo io e te, Dante Antichi e Paolo Valentini e scopriamo tutta la verità!»

«Io ci provo. Anche se non riusciamo nell’intento però comunque scopriremo nuove cose su Colle che nemmeno te che ci vivi magari conosci. Poi, forse, le nostre scoperte potrebbero giovare alla situazione del paese, aiuterebbero a far riscoprire le bellezze di tutta Colle di Val d’Elsa.»

«Ma sì dai. Potremmo essere i nuovi Montalbano.»

I due nuovi amici, Dante, giovane scrittore toscano e Paolo, ristoratore colligiano, discendente di una lunga dinastia di librai, iniziano una sorta di indagine per cercare di scoprire tutti i misteri legati alla vicenda di Sapia Salvani.

Il giorno seguente, i due si incontrano davanti al ristorante di Paolo, situato nella parte alta del paese, in una piazza dedicata per l’appunto alla donna. La coppia decide di iniziare la loro indagine dalla biblioteca comunale di Colle, per consultare alcuni documenti presenti nell’archivio storico, che vanta la presenza di circa 72 mila volumi totali, di cui 10 mila sono opere di grande importanza per la città.

«Buongiorno alla mia bibliotecaria preferita.»

«Oh Paolino, che ci fai qui? Ti sei perso?»

«No Chiara, sono proprio entrato nella tua biblioteca. Senti, io e il mio nuovo amico Dante vorremmo consultare alcuni documenti, risalenti alla Battaglia di Colle del lontano 1269. È possibile?»

«E come no, Dante eh? Bel nome. Sai Dante che conosco Paolino da quando è nato? E sai che, nonostante tutti i suoi antenati siano stati proprietari di un’importante libreria, lui non è praticamente mai entrato qui dentro? Comunque, prego, vi accompagno all’archivio e lì troverete tanti documenti che vi potrebbero interessare.»

La nuova coppia di amici, accompagnati dalla simpatica bibliotecaria, arriva in questa stanzetta, piccola piccola, ma piena di libri.

«Perfetto, da dove cominciamo Dante?»

«Iniziamo facendo il punto della situazione. Cosa vogliamo sapere? Chi e perché ha ucciso Sapia Salvani. E cosa sappiamo? Sappiamo che Sapia era senese e venne qui a Colle perché a quel tempo erano in corso controversie tra i guelfi e i ghibellini. Lei era una guelfa e la città di Siena divenne ghibellina proprio per mano di suo nipote Provenzano. Lei venne quindi a Colle che era di parte guelfa poco tempo prima della Battaglia risalente al giugno del 1269. Sappiamo poi che il nipote morì proprio durante questo conflitto in cui vinsero i guelfi. Non sappiamo però perché Sapia odiasse a morte il condottiero, questione sottolineata anche da Dante Alighieri e se questo potrebbe essere collegato alla morte della donna, avvenuta 9 anni dopo la guerra, nel 1278.»

«Esatto. Questo è quello che sappiamo. La leggenda narra poi che la testa di Provenzano fu “esposta” tra le mura di Colle Alto in direzione di Siena, come segno di avvertimento per chiunque volesse impadronirsi della città. Tra le altre cose anche Provenzano è stato inserito nella Divina Commedia tra la categoria dei superbi, mentre sua zia tra gli invidiosi, perché durante la Battaglia pregò per la sconfitta dei suoi concittadini senesi e poi fu felice per la loro sconfitta. Ma tutto questo non so se ci può aiutare.»

«Paolo facciamo così, iniziamo a leggere tutti questi faldoni, tutto ciò che riguarda non solo la Battaglia, ma quegli anni in generale.»

Dopo un paio di ore con la testa immersa sui libri, finalmente i due trovarono qualcosa che potesse illuminargli la strada. Scovarono una pagina di cronaca del tempo in cui veniva descritto un episodio avvenuto durante la battaglia. Si leggeva, infatti, che il comandante Provenzano in persona fosse sceso sul campo di battaglia e uccise un giovane colligiano, anche lui in guerra per difendere il suo paese. Il documento procedeva raccontando che alla drammatica scena aveva assistito una signora sui 60 anni, la quale scoppiò a piangere e iniziò ad inveire contro il comandante, augurandogli una terribile morte. Il nome del giovane colligiano ucciso era Antonio Valentini.

«Valentini, abbiamo lo stesso cognome! Però, pace all’anima di Antonio, ma cosa c’entra con la nostra storia? Anche ponendo il fatto che la donna di cui si parla nell’articolo fosse Sapia, ma è un’ipotesi infondata, cioè facendo due calcoli, ai tempi Sapia aveva giusto quell’età, ma mica era l’unica donna a Colle sui 60 anni. E poi, perché avrebbe dovuto piangere per questo Antonio?»

«Paolo, prendiamo in considerazione tutte le strade. Mettiamola così, se Sapia per un qualche motivo a noi ancora ignoto, è rimasta sconvolta dalla morte del giovane, sappiamo finalmente perché lei odiasse a morte Provenzano. Nell’altra stanza ho visto è presente un antichissimo registro anagrafico, potremmo provare a consultarlo.»

Con grande gioia di Paolo, i due si rituffano tra le scartoffie e, inaspettatamente, trovano qualcosa di interessante. Riescono ad individuare gli indirizzi di casa, risalenti al lontano 1269, di Sapia Salvani e Antonio Valentini e scoprono che erano vicini di casa. Dante, quindi, intuisce che la sua ipotesi poteva essere corretta, ovvero che i due a questo punto sicuramente si conoscevano e che la donna disperata per la morte del giovane poteva essere davvero Sapia, ma perché? Scoprono inoltre che Antonio Valentini, all’epoca poco più che trentenne, aveva una moglie di nome Elsa Salvetti. 

«Ipotizziamo che la donna disperata fosse Sapia, ma perché doveva esserlo? Ok, si conoscevano, ma quindi?»

«Paolo, prova a viaggiare con la fantasia. I due ai tempi erano vicini di casa, avevano molti anni di differenza tra loro e Antonio era anche sposato, ma niente vietava ai due di innamorarsi e iniziare una relazione clandestina.»

«Dante, leggi troppo e guardi tanti film. Ma dai, è assurdo!»

«Paolo queste cose sono sempre accadute.»

«Facciamo così, andiamo da mio nonno in libreria, vediamo se può darci una mano.»

I due giovani corrono nell’antica e famosa libreria colligiana dove trovano il nonno di Paolo. L’anziano signore racconta loro la storia dell’attività e scoprono che la libreria è stata fondata nel 1267 da Antonio Valentini.

«Nonno, quindi è un nostro lontano antenato?»

«Sì Paolino. È possibile che dopo 25 anni ti svegli ora per scoprire la storia della tua famiglia? Comunque, Dante mi rivolgo a te, la cantina è piena di documenti molto antichi, alcuni sono rovinati, ma potreste dare un’occhiata.»

La coppia si dirige al piano di sotto e si tuffa nuovamente tra migliaia di documenti immersi nella polvere, di cui la maggior parte rovinati dal tempo. Giunti a fine giornata, Paolo si ritrova tra le mani uno strano libricino, scritto in un italiano leggermente diverso da quello attualmente parlato. 

I giovani notano poi che ogni pagina è datata, ipotizzano quindi che si tratta di una sorta di antico diario. Scorrendo le pagine consumate, vedono che l’autore comincia il racconto esattamente poche settimane prima della famosa Battaglia di Colle, in cui descrive uno strano episodio: il proprietario del diario narra che in data 2 giugno 1269 ha scoperto il tradimento del marito con una donna molto più grande di loro. Poche pagine dopo l’autore racconta la sua tristezza per la prematura morte del marito morto in battaglia. Il diario poi si interrompe e ricomincia dopo nove anni, nel 1278.

«Paolo leggi ad alta voce le ultime pagine.»

«21 giugno 1278, Colle di Val d’Elsa. Non potevo credere ai miei occhi. Lei qui! È tornata a Colle dopo tutti questi anni. L’ho vista al Baluardo mentre si affacciava per osservare il panorama. Non credevo che dopo tutto questo tempo la odiassi ancora così tanto. Ma è stata quella donna che mi ha portato via il mio Antonio. Lei non si è accorta della mia presenza. L’ho seguita mentre passeggiava lentamente. Per la strada, vicino al Duomo, l’ho vista fermarsi proprio davanti a dove una volta abitava, e dove tuttora vivo io. Rivederla qui, nonostante gli anni passati, mi ha sconvolto. Ad un certo punto però, la rabbia ha preso il sopravvento sulla tristezza. L’ho vista fermarsi proprio nella piazzetta dove nove anni fa è stato ucciso Antonio per mano di suo nipote. È stato un attimo. Silenziosamente mi sono avvicinata, non c’era nessuno. L’ho strangolata. Sapia non ha avuto nemmeno il tempo di gridare o di girarsi. Sono scappata subito. Avevo bisogno di sfogarmi, ma spero che tale confessione rimanga nel silenzio di questo diario segreto e tra le vie della mia Colle. Dante, ti rendi conto? Abbiamo scoperto chi ha ucciso Sapia. E l’omicida è una mia lontana antenata.»

«E così caro nipote hai scoperto la verità.»

«Nonno, tu lo sapevi?»

«Certo. È un segreto che noi Valentini custodiamo da secoli. Tu non hai mai voluto proseguire la tradizione di famiglia e lavorare qui in libreria e fino a questo momento ne eri rimasto all’oscuro. Da sempre noi Valentini siamo a conoscenza di tale segreto, solo e soltanto noi. Ora sta a te decidere se rovinare il nome della nostra famiglia oppure dimenticare questa storia. Vi ho fatto consultare questi documenti perché pensavo fosse giunto il momento per te di sapere la verità su questa storia.»

Il giorno seguente, Dante e Paolo si incontrano al Bastione di Sapia, il luogo dove 700 anni prima erano morti sia Antonio che Sapia. Dante comunica al nuovo amico che dopo aver concluso la loro “indagine”, ha deciso di ripartire per il suo viaggio fra le campagne della val d’elsa. 

«Grazie di tutto Paolo. Tornerò tanto. Anche se sono stato poco, mi sono affezionato a Colle di Val d’Elsa e alle sue storie. Grazie a te e grazie a questa magnifica cittadina ho trovato l’idea per il nuovo romanzo.»

«Ti aspetto Dante e in bocca al lupo. Dimmi solo un’ultima cosa: di cosa parlerà il tuo libro?»

«Parlerà di Sapia Salvani, di te e sicuramente di Colle di Val d’Elsa.»

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