Arnaldo da Brescia

 









Gruppo 8 - Gli Arnaldini

Tema: Arnaldo da Brescia


Il Team

Un team tutto al toscano, composto da Martina Bandieri, Leon D'Antonio,

Eleonora Francini, Francesca Grossi e Vittoria Maggini. 





Biografia e Linkedin dei nostri team workers:



Martina Bandieri








Leon D'Antonio 





Eleonora Francini










Francesca Grossi








Vittoria Maggini











-Arnaldo da Brescia-

Abstract

In quello che è ritenuto l’angolo più suggestivo di tutta la Toscana, la Val d’Orcia, si interruppe il cammino di Arnaldo da Brescia, uno dei personaggi che con le sue vicende ha contrassegnato l’epoca medievale. Allievo di Pietro Abelardo, Arnaldo era un predicatore che, riprendendo per molti aspetti le proposte di rinnovamento religioso dei patarini (per le quali aveva già subito la condanna di Bernardo di Chiaravalle), contestava il potere del Papa e dei vescovi e il loro possesso di beni materiali, oltre a sostenere la necessità per la Chiesa di un ritorno alla povertà evangelica delle origini. La sua vicenda si intrecciò con quella di Federico Barbarossa, al quale si rivolse con l’obiettivo di convincerlo a scendere su Roma per instaurarvi un potere laico opposto a quello del Papa: riuscito nel suo intento, nel 1152 il Comune fu riconosciuto come entità politica. 

Di lì a poco, però, le cose si complicarono ulteriormente quando papa Adriano IV promise la corona imperiale a Federico ma ad alcune condizioni: nel 1155, in seguito all’assassinio di un cardinale, il pontefice colpì d’interdetto Roma e annunciò che avrebbe revocato la decisione solo se Arnaldo fosse stato esiliato dalla città e se il futuro imperatore glielo avesse consegnato nelle sue mani, reo di aver fomentato Roma contro il papato e di aver momentaneamente sottratto il potere temporale dalle mani della Chiesa. Dopo che la città si era schierata contro di lui, Arnaldo fu costretto a fuggire da Roma, ma il suo viaggio si interruppe nei pressi di San Quirico d’Orcia, dove fu catturato dallo stesso Federico Barbarossa: mantenendo fede al loro patto, Arnaldo fu consegnato ad Adriano IV, per volontà del quale fu arso al rogo, per poi spargerne le ceneri nel Tevere.


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